Caro Emanuele,
Ho letto il tuo ultimo post dal titolo "Perchè non mi sento rappresentato", nella quale spieghi i motivi per cui non ti riconosci nel movimento studentesco che ha portato in piazza studenti, ricercatori, gente comune e movimenti. In questo scritto affermi di non avere "alcuna intenzione di svolgere in maniera generale alcuna analisi sulle manifestazioni contro il DDL Gelmini"; in realtà fai qualcosa di più: delegittimi di fatto l'intera portata della protesta. Provo sinteticamente a spiegarmi: Le assemblee come dici tu, sono state fatte. Sono state fatte a partire dalla discussione della L.133 del 2008. A queste assemblee hanno partecipato in primis gli interessati; a seguire i movimenti e quei pochi partiti che hanno sostenuto sin dall'inizio la questione. I media, compresi quelli più duri verso questo governo, per esempio Repubblica, hanno aiutato molto più tardi la protesta degli studenti e dei ricercatori, permettendo di allargare il fronte del no. Questo fino alla approvazione finale della 133 (ricordo che proprio in quel periodo i sondaggi davano per la prima volta in calo il governo); da quel momento in poi, nonostante l'oscuramento mediatico volontario o coatto, si è cercato di tenere in piedi la lotta contro questo scempio. Da queste assemblee sono nate le idee e il progetto di difendere una scuola, una università, una ricerca pubblica, libera e laica. Conosciuto il testo del Ddl approvato qualche giorno fa(estate 2010) si è discusso e deciso di occupare le facoltà. Il corteo del 22 ha voluto toccare la Roma popolare, in contrapposizione con la zona rossa voluta per far credere ai senatori di avere un consenso che in realtà non hanno. Tutto questo si contrappone alla tua visione ("Pretendo che chi decide di impegnarsi, che chi intende sviluppare un suo sguardo politico sul mondo, lo faccia con continuità, investendo tempo e studio, con sacrificio e umiltà"). Dici anche: "E mi sono decisamente rotto di tutta la mitologia annessa alla cosiddetta generazione "no future". Non capisco perché dovremmo essere diversi da chi negli anni '50 si è dato da fare e il proprio futuro lo ha ottenuto, partendo da situazioni molto peggiori dell'attuale. Non capisco perché non si faccia nulla per modificare questo dibattito così perverso". Ora ti chiedo: 1)E' possibile poter studiare senza pensare all'affitto, a trovare un lavoro? dobbiamo per forza accettare il ricatto?; 2) Negli anni '50 il figlio dell'operaio non usciva da quel ambiente. Lo sai che erano veramente pochi coloro che ce la facevano?(primi risultati positivi verso la metà degli anni sessanta). Avrei altre cose da dire, ma spero di poterlo fare con te vis à vis.
Un saluto fraterno
Giuliano.
Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono. (Cecità, di Josè Saramago)
lunedì 27 dicembre 2010
venerdì 26 novembre 2010
ANCHE L'OPERAIO VUOLE (ANCORA) IL FIGLIO DOTTORE!

I primi sondaggi che davano il governo Berlusconi in calo furono pubblicati pochi giorni dopo le prime manifestazioni dell'Onda, il movimento studentesco sorto per bloccare il decreto legge 133 (Decreto Gelmini), nell'Ottobre 2008. Nonostante una persistente voglia di lottare per il proprio futuro, che stranamente ha coinvolto studenti di vario livello (pure le elementari!), L'Onda non riuscì a rompere lo scoglio. L'approvazione a passo forzato del decreto ha affievolito il fronte degli studenti, unici allora a protestare con forza contro il provvedimento governativo; i giornali e le tv hanno piano piano abbandonato anche loro la protesta, dopo aver raggiunto lo zenit con i fatti di Piazza Navona. Sono passati due anni dall'Onda. Di acqua sotto il mulino ne è passata parecchio: un governo indistruttibile sembra ora un gigante di argilla. Prima Scajola e la casa "a sua insaputa" vicino al Colosseo, l'uomo che lo doveva sostituire al dicastero, Brancher, lascia in quanto il posto da Ministro era solamente un jolly per evitare il processo in corso a Milano; Il miracolo in Abruzzo si è rilevato quello che è: un bluff in cui i pochi a guadagnare erano i palazzinari e i vertici del governo, fra cui il sottosegretario Bertolaso; le varie riforme presentate dal governo sono in realtà meri tagli di bilancio senza alcuna prospettiva; un PDL spaccato, che con la melina del "stacca la spina tu-no,staccala tu" e gli scandali casa a Montecarlo, casa nell'isola Antigua, e nipoti di Mubarak, hanno portato ad una crisi interna senza precedenti. Ma per avere un divorzio consensuale fra Fini e Berlusconi, dovremo aspettare il 14 dicembre, giorno in cui è fissata la discussione della mozione di sfiducia presentata da PD e IDV e del documento di fiducia e sostegno dei Berluscones. E intanto il governo continua con arroganza nel suo intento. La Gelmini vuole fare approvare il ddl che di fatto è l'esecuzione del decreto del 2008. Il fatto che a decidere il futuro di ricercatori, precari e non, studenti, lavoratori sia un governo in putrescenza e a scadenza, ha riattivato la protesta del mondo del sapere. Licei, Facoltà (fra cui quella di Architettura, a 300 metri dal parlamento), rettorati e luoghi simbolo italiani tutti occupati. Gli studenti, che in questi giorni hanno dato vita a cortei non autorizzati in tutta Italia e che a Roma sono quasi riusciti a entrare a Palazzo Madama, sono riusciti a fare rimandare l'approvazione del disegno governativo a martedì prossimo. Possiamo, noi tutti, fermare questa "riforma" che non vuole i figli degli operai dottori, visto che nel 2012 i tagli colpiranno le borse di studio pesantemente, il blocco dei turn-over ridurrà l'offerta formativa. Martedì, la spina la staccheremo noi.
lunedì 22 novembre 2010
RINNOVARE NOI STESSI PER FAR DURARE LA NOSTRA UNITA'

Vorrei innanzitutto scusarmi per i mancati aggiornamenti di questo blog, ma ho preferito aspettare e affrontare il congresso fondativo della Federazione della Sinistra, soggetto politico in cui mi riconosco. E sarà l'argomento di questo post. Ho assistito a questa due giorni all'Ergife molto importanti per me e per tutt* i compagn*, perchè effettivamente si va ad invertire la rotta. Ma devo essere sincero: alcune cose mi sono piaciute, altre non mi hanno soddisfatto. Quest'ultime le voglio dire per poter chiarire il mio pensiero: i compagni più critici hanno utilizzato le peggio cose. Mi ha colpito in particolare e negativamente, l'intervento di un delegato calabrese il quale rimaneva di stucco non vedendo la parola comunista nel nuovo contrassegno elettorale; altri che volevano ancora le parole "rifondazione - Comunisti Italiani";molti dicevano che è stato un congresso senza idee, senza una prospettiva, inadeguato e inutile anche per colpa dei delegati "scelti dall'alto". Mentre la questione del simbolo è inutile, in quanto non solo c'è un simbolo che permette di identificare bene la nostra connotazione politica, falce e martello, ma anche l'utilizzo della sola sigla "Federazione della Sinistra" permetterà di farla conoscere agli elettori (pochi sondaggi utilizzano questa sigla, molti erroneamente quella Rifondazione - Comunisti Italiani), merita una mia visione sul secondo punto: i delegati. Mi trovo in parte d'accordo con chi ha criticato la scelta di non delegare compagni eletti dai territori. Era un passaggio molto importante, ma nessuno si è posto una seconda domanda: Quanti di questi dirigenti sono disposti a parlare con altre forze politiche? Spiego meglio il concetto: molti di loro hanno fatto parte, nel bene e nel male, di scissioni, di aspri litigi, di chiusure verso compagni, eccetera eccetera. Principalmente, infatti, si è parlato delle alleanze per motivi prettamente politici o perchè hanno ormai compromesso i rapporti con nostri ex compagni? Vorrei sintezzare il mio pensiero parafrasando un passo del discorso del portavoce nazionale dei Giovani Comunisti, Simone Oggionni: "occorre un rinnovamento delle pratiche, dei linguaggi, nel partito". E per farlo occorre che alcuni compagni si facciano da parte e diventino compagni che supportano, grazie alla loro esperienza umana e politica, una classe dirigente nuova, fresca e capace. Il successo dello spezzone giovanile del 16 Ottobre ne è la prova. Una classe dirigente nuova e coadiuvata dai membri esperti infine ci aiuterà a fare non solo più passi di qualità, ma anche aiutare l'unità, perchè con l'unità si rinnova lo scenario politico, ma rinnovando noi stessi aiuteremo una duratura unità nelle lotte, nei progetti, e nelle idee nuove, ovvero contenuti che aiuteranno l'unità a sinistra.
venerdì 29 ottobre 2010
BERLUSCONI, NUNTEREGGAE PIU' (un ricordo di Rino)

Il 29 Ottobre del 1950 nasce una persona che ha segnato la storia della musica italiana. Il suo nome era Salvatore Antonio Gaetano, semplicemente Rino. Oggi sembra essere oggetto di una lettura malsana delle sua figura e dei suoi testi: prima sfruttando le sue immagini e le sue canzoni economicamente (ricordo ancora la giusta polemica nata dal remix della canzone “ma il cielo è sempre più” di Dj Molella ) e politicamente (scandaloso vedere il bel faccione di Rino stampato sui manifesti di Casa Pound). Allora è meglio parlare di come era veramente il pensiero di Rino: lui era un cantante antisistema, probabilmente perché ha vissuto in un contesto popolare sia a Crotone e sia a Roma. Questo fa entrare nell’anima delle sue canzoni due caratteristiche fondamentali per il suo successo:
1) la realtà nelle sue canzoni è sempre presente: le sue canzoni parlano di una Italia dove c’è la gente che “suda il salario”, che “vive in baracca”, un mondo di sfruttati, repressi, calpestati e odiati;
2) l’ironia come denuncia sociale: per rovesciare lo stato di cose, Rino Gaetano utilizza l’arma ironica perché “L’italia è il paese più divertente al mondo” dove troviamo, citando un suo pezzo, “ministri puliti, buffoni di corte, ladri di polli”, dove il più fiero politico parte “incendiario” ma quando arriva diventa “pompiere”.
Unendo queste due caratteristiche, il cantautore meridionale è riuscito a parlare sia alla sua generazione parlando del suo presente e allo stesso tempo oggi riesce a parlare a noi giovani di quest’epoca, precedendo il nostro presente.
Ricordando Rino, noi ricordiamo noi stessi, quello che siamo stati allora e siamo ancora. Quindi continuiamo a cantare le sue canzoni, anche nel caso in cui, da lassù, Rino Gaetano dirà ad ognuno di noi: “Nuntereggae più”.
giovedì 28 ottobre 2010
FRANCIA E ITALIA: MOLTE SIMILITUDINI E POCHE DIFFERENZE
Fare come in Francia. Questo è il titolo dell’evento tenuto a Roma, nella sala delle Bandiere presso la sede italiana del parlamento europeo, con protagonisti il segretario francese del partito comunista, Pierre Laurent, e il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero. Durante l’incontro, il titolo è diventato mano a mano per noi italiani un imperativo; la nostra situazione si avvicina quasi alla specularità di quella francese. “Medesimo contesto neoliberale, con effetti accresciuti nella crisi, e ci confrontiamo con le destre populiste”, spiega Laurent, “ma nell'ultimo periodo in Europa si è creata una forte resistenza sociale, con gli scioperi generali in Spagna, Grecia e Francia, lo sciopero della FIOM del 16 Ottobre e la manifestazione europea a Bruxelles, che crea dunque un contesto nuovo ed incoraggiante”. Soffermandoci sulla situazione transalpina, il segretario del PCF ha definito il movimento nato per opporsi alla riforma delle pensioni (che dovrebbe portare l’età di pensionamento tra i 62 e i 63 anni) come “il più importante degli ultimi anni”. L’unità dei sindacati francesi uniti sotto lo slogan “non devono essere i lavoratori a pagare la crisi”, le 6 giornate di protesta convocate da settembre fino ad oggi (con un’altra in preventivo) e dove la più grande ha portato in piazza tre milioni e mezzo di persone, duecentocinquanta mila firme in appoggio alla proposta alternativa del PCF, ha portato il governo a perdere politicamente questa battaglia, nonostante l’approvazione sicura del provvedimento del Presidente Sarkozy. “mantenere il movimento e costruire l’alternativa politica” sono gli obiettivi del PCF e del Front de Gauche, l’alleanza a sinistra formata dal PCF, una costola del Partito Socialista, Parti de Gauche, e una costola della formazione troskista NPA, Gauche Unitarie. Interessante è la situazione del Partito Socialista Francese. Ha molte ambiguità: nel 2005 al referendum per la ratifica della costituzione europea ha dato indicazioni di voto per il sì dopo una lunga battaglia interna, ma il 66% dei suoi elettori ha votato no; nelle manifestazioni gran parte dei militanti socialisti hanno partecipato agli scioperi mentre Aubry, segretaria PS, ha dichiarato pubblicamente che non è sbagliato andare in pensione a 62 anni, scatenando aspre polemiche e scalpore nella base e portato ad un lungo dibattito che ha fatto perdere al PS il treno delle proteste del movimento e ad una proposta di alternativa alla riforma molto poco credibile. “Tra i sindacati, uniti nella lotta, esistono comunque delle differenze nella soluzione”, continua Laurent, “noi non vogliamo un dibattito fra il PCF e il PS, noi vogliamo mettere in visibilità i problemi e in evidenza la nostra proposta di sinistra, così da mettere in evidenza anche queste contraddizioni del partito socialista”. Paolo Ferrero mette in evidenza le poche differenze: “mentre in Francia i sindacati sono nella stessa parte e la crisi sociale porta ad una crisi politica, in Italia la crisi politica porta ad una crisi di civiltà con i sindacati divisi. Occorre che La Sinistra Europea abbia una prospettiva più politica per contrastare anche una visione gerarchica dell’Europa Unita, portata avanti da Germania e Francia; in più per non lasciare soli i lavoratori occorre far durare il movimento”. Ferrero si sofferma poi in una riflessione: “mentre il nostro sessantotto era avanti rispetto a quello francese, oggi il movimento transalpino è avanti rispetto a noi e quindi bisogna, veramente, fare come in Francia”.
lunedì 25 ottobre 2010
UN GIUDICE E IL RAZZISMO NEL PAESE.

Stamattina ho sentito una notizia che mi permette di parlare del razzismo in Italia.
Il tribunale di Torino ha deliberato una sentenza su un risarcimento ai reduci di un morto sul lavoro. Il caso chiaramente riguarda un operaio morto mentre svolgeva le sue mansioni. Ebbene, il tribunale ha deciso di ridurre il risarcimento dovuto ai familiari. La motivazione? sono albanesi. Secondo la Corte, essendo la vita media in Albania molto più bassa rispetto l'Italia, il risarcimento doveva essere parimetrato non con la vita media italiana, dove il deceduto regolamente viveva, bensì con la vita media della nazione balcanica. Ora, tralasciando il fatto che per la riduzione ha influito anche la decisione del giudice di attribuire un 20% della colpa dell'accaduto all'operaio stesso, questa scelta è una conseguenza della situazione in Italia. Ci arrabbiamo se un'altra corte di giustizia giudica un'attenuante l'essere italiano (successo un anno fa in una giudizio su un nostro connazionale accusato in Germania di tentato stupro), e non ci scandalizziamo per questo cavillo giuridico, escludendo la sinistra e i sindacati che giustamente parlano di gabbie salariali anche in tema di risarcimenti. L'Italia è diventata razzista e su questo non ci sono dubbi. Le perplessità vengono se ci chiediamo come lo siamo diventati. La responsabilità maggiore spettano sicuramente a noi che abbiamo dimenticato (e in alcuni casi volutamente); abbiamo dimenticato che siamo stati anche noi popolo di migranti, ci siamo scordati che le cose che diciamo ai rom erano le stesse cose che ci dicevano e ancora dicono di noi all'estero. La stessa Lega Nord, in quasi trenta anni di vita ha cambiato l'obiettivo: le stesse frasi contro i migranti, quindi adesso una sfida sociale fra Nord e Sud del mondo, vent'anni prima erano rivolte ai meridionali, quindi il Nord Italia contro il Sud Italia. Le cose sono peggiorate con l'11 settembre, vera svolta tra novecento e anni duemila, dove ci siamo creati un mondo libero ma chiuso, un mondo in cui al migrante è permesso di venire per lavorare, ma è costretto a dimenticare i diritti che gli spettano come persona (in una frase "volevano braccia, e sono arrivati uomini). La cosa che spaventa di più dei giorni nostri è la mancanza di una educazione antirazzista nelle scuole. Ormai è sempre più semplice sentire ragazzi dai 13 in su (forse anche peggio!) dire parole per loro offensive come "sei un ebreo", "sembri un napoletano", "vadano via 'sti zingari di merda". Per non parlare dei casi di violenza minorile con base dichiaratamente razzista. Vorrei soffermarmi su questo: tutto questo è stato possibile perchè sia negli istituti scolastici che nelle famiglie, i ragazzi vengono spinti ad odiare il prossimo.
Se si seguissero le domande poste dalla figlia di Ben Jelloun nel suo libro Il razzismo spiegato a mia figlia, potremmo forse cercare di avere un futuro migliore, in cui possiamo veramente considerarci uguali e diversi allo stesso tempo.
venerdì 22 ottobre 2010
IN OGNI MOMENTO SI FA POLITICA.
Con questo primo post vorrei spiegare la mia scelta di creare un mio blog.
Inizio con il dire che io sono comunista. Essere Comunista oggi è molto difficile. Nonostante oggi le idee di Marx e degli altri pensatori (sia marxiani che marxisti) siano tuttora attuali e tragici nello stesso tempo, viviamo un periodo di indifferenza, ignoranza e violenza in cui tutta la società sembra riconorscersi e che non vuole sgrollare via. Le cause,secondo me, sono molteplici: viviamo un periodo di paura, di una perenne paura, dentro un recinto, una cortina di ferro in cui l'individuo pensa solo a sè, alla sua famiglia. E mentre Kant diceva che individuo e famiglia sviluppavano un concetto di Stato, oggi quest'ultimo concetto non è necessario.
Un secondo motivo, che è causa ed effetto anche del primo, è la mancanza di ideologie; anzi per evitare fraintendimenti, di un concetto vero di alternativa. Questo ha permesso che gli individui siano lasciati a sè stessi, e alimenta il senso di non farcela, un ipercriticismo verso gli altri. Oggi questo si chiama apolitica.
Ora il mio blog vuole invece "ribaltare la frittata". Se politica vuole significare "abile e astuto comportamento per raggiungere un determinato fine", ognuno di noi al giorno d'oggi dovrebbe essere politico, anche coloro che dicono di essere "apoliticizzati". Se invece Politica (non a caso con lettera maiuscola) vuole essere "tutto ciò che riguarda la vita pubblica", allora qui la società si divide in due categorie. questa divisione ha come borderline la frase della filosofia greca "L'uomo è un animale politico"; se l'uomo non si interessa di Politica, è semplicemente un essere che mangia respira dorme e muore, mentre chi si interessa cresce interiormente, mentalmente. il mio blog vuole essere un mezzo, una chiave perchè la Politica è in ogni nostra scelta, in ogni momento. Come dice un operaio nel film "Mimì il metallurgico" di Lina Wertmuller, "anche quando scegli le mutande, fai una scelta politica".
Inizio con il dire che io sono comunista. Essere Comunista oggi è molto difficile. Nonostante oggi le idee di Marx e degli altri pensatori (sia marxiani che marxisti) siano tuttora attuali e tragici nello stesso tempo, viviamo un periodo di indifferenza, ignoranza e violenza in cui tutta la società sembra riconorscersi e che non vuole sgrollare via. Le cause,secondo me, sono molteplici: viviamo un periodo di paura, di una perenne paura, dentro un recinto, una cortina di ferro in cui l'individuo pensa solo a sè, alla sua famiglia. E mentre Kant diceva che individuo e famiglia sviluppavano un concetto di Stato, oggi quest'ultimo concetto non è necessario.
Un secondo motivo, che è causa ed effetto anche del primo, è la mancanza di ideologie; anzi per evitare fraintendimenti, di un concetto vero di alternativa. Questo ha permesso che gli individui siano lasciati a sè stessi, e alimenta il senso di non farcela, un ipercriticismo verso gli altri. Oggi questo si chiama apolitica.
Ora il mio blog vuole invece "ribaltare la frittata". Se politica vuole significare "abile e astuto comportamento per raggiungere un determinato fine", ognuno di noi al giorno d'oggi dovrebbe essere politico, anche coloro che dicono di essere "apoliticizzati". Se invece Politica (non a caso con lettera maiuscola) vuole essere "tutto ciò che riguarda la vita pubblica", allora qui la società si divide in due categorie. questa divisione ha come borderline la frase della filosofia greca "L'uomo è un animale politico"; se l'uomo non si interessa di Politica, è semplicemente un essere che mangia respira dorme e muore, mentre chi si interessa cresce interiormente, mentalmente. il mio blog vuole essere un mezzo, una chiave perchè la Politica è in ogni nostra scelta, in ogni momento. Come dice un operaio nel film "Mimì il metallurgico" di Lina Wertmuller, "anche quando scegli le mutande, fai una scelta politica".
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