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lunedì 25 ottobre 2010

UN GIUDICE E IL RAZZISMO NEL PAESE.


Stamattina ho sentito una notizia che mi permette di parlare del razzismo in Italia.

Il tribunale di Torino ha deliberato una sentenza su un risarcimento ai reduci di un morto sul lavoro. Il caso chiaramente riguarda un operaio morto mentre svolgeva le sue mansioni. Ebbene, il tribunale ha deciso di ridurre il risarcimento dovuto ai familiari. La motivazione? sono albanesi. Secondo la Corte, essendo la vita media in Albania molto più bassa rispetto l'Italia, il risarcimento doveva essere parimetrato non con la vita media italiana, dove il deceduto regolamente viveva, bensì con la vita media della nazione balcanica. Ora, tralasciando il fatto che per la riduzione ha influito anche la decisione del giudice di attribuire un 20% della colpa dell'accaduto all'operaio stesso, questa scelta è una conseguenza della situazione in Italia. Ci arrabbiamo se un'altra corte di giustizia giudica un'attenuante l'essere italiano (successo un anno fa in una giudizio su un nostro connazionale accusato in Germania di tentato stupro), e non ci scandalizziamo per questo cavillo giuridico, escludendo la sinistra e i sindacati che giustamente parlano di gabbie salariali anche in tema di risarcimenti. L'Italia è diventata razzista e su questo non ci sono dubbi. Le perplessità vengono se ci chiediamo come lo siamo diventati. La responsabilità maggiore spettano sicuramente a noi che abbiamo dimenticato (e in alcuni casi volutamente); abbiamo dimenticato che siamo stati anche noi popolo di migranti, ci siamo scordati che le cose che diciamo ai rom erano le stesse cose che ci dicevano e ancora dicono di noi all'estero. La stessa Lega Nord, in quasi trenta anni di vita ha cambiato l'obiettivo: le stesse frasi contro i migranti, quindi adesso una sfida sociale fra Nord e Sud del mondo, vent'anni prima erano rivolte ai meridionali, quindi il Nord Italia contro il Sud Italia. Le cose sono peggiorate con l'11 settembre, vera svolta tra novecento e anni duemila, dove ci siamo creati un mondo libero ma chiuso, un mondo in cui al migrante è permesso di venire per lavorare, ma è costretto a dimenticare i diritti che gli spettano come persona (in una frase "volevano braccia, e sono arrivati uomini). La cosa che spaventa di più dei giorni nostri è la mancanza di una educazione antirazzista nelle scuole. Ormai è sempre più semplice sentire ragazzi dai 13 in su (forse anche peggio!) dire parole per loro offensive come "sei un ebreo", "sembri un napoletano", "vadano via 'sti zingari di merda". Per non parlare dei casi di violenza minorile con base dichiaratamente razzista. Vorrei soffermarmi su questo: tutto questo è stato possibile perchè sia negli istituti scolastici che nelle famiglie, i ragazzi vengono spinti ad odiare il prossimo.
Se si seguissero le domande poste dalla figlia di Ben Jelloun nel suo libro Il razzismo spiegato a mia figlia, potremmo forse cercare di avere un futuro migliore, in cui possiamo veramente considerarci uguali e diversi allo stesso tempo.

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