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IL 20 GENNAIO TUTTI A ROMA! "ACCOGLIENZA" A SARKOZY, MERKEL E MONTI!

venerdì 29 ottobre 2010

BERLUSCONI, NUNTEREGGAE PIU' (un ricordo di Rino)


Il 29 Ottobre del 1950 nasce una persona che ha segnato la storia della musica italiana. Il suo nome era Salvatore Antonio Gaetano, semplicemente Rino. Oggi sembra essere oggetto di una lettura malsana delle sua figura e dei suoi testi: prima sfruttando le sue immagini e le sue canzoni economicamente (ricordo ancora la giusta polemica nata dal remix della canzone “ma il cielo è sempre più” di Dj Molella ) e politicamente (scandaloso vedere il bel faccione di Rino stampato sui manifesti di Casa Pound). Allora è meglio parlare di come era veramente il pensiero di Rino: lui era un cantante antisistema, probabilmente perché ha vissuto in un contesto popolare sia a Crotone e sia a Roma. Questo fa entrare nell’anima delle sue canzoni due caratteristiche fondamentali per il suo successo:
1) la realtà nelle sue canzoni è sempre presente: le sue canzoni parlano di una Italia dove c’è la gente che “suda il salario”, che “vive in baracca”, un mondo di sfruttati, repressi, calpestati e odiati;
2) l’ironia come denuncia sociale: per rovesciare lo stato di cose, Rino Gaetano utilizza l’arma ironica perché “L’italia è il paese più divertente al mondo” dove troviamo, citando un suo pezzo, “ministri puliti, buffoni di corte, ladri di polli”, dove il più fiero politico parte “incendiario” ma quando arriva diventa “pompiere”.
Unendo queste due caratteristiche, il cantautore meridionale è riuscito a parlare sia alla sua generazione parlando del suo presente e allo stesso tempo oggi riesce a parlare a noi giovani di quest’epoca, precedendo il nostro presente.
Ricordando Rino, noi ricordiamo noi stessi, quello che siamo stati allora e siamo ancora. Quindi continuiamo a cantare le sue canzoni, anche nel caso in cui, da lassù, Rino Gaetano dirà ad ognuno di noi: “Nuntereggae più”.

giovedì 28 ottobre 2010

FRANCIA E ITALIA: MOLTE SIMILITUDINI E POCHE DIFFERENZE

Fare come in Francia. Questo è il titolo dell’evento tenuto a Roma, nella sala delle Bandiere presso la sede italiana del parlamento europeo, con protagonisti il segretario francese del partito comunista, Pierre Laurent, e il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero. Durante l’incontro, il titolo è diventato mano a mano per noi italiani un imperativo; la nostra situazione si avvicina quasi alla specularità di quella francese. “Medesimo contesto neoliberale, con effetti accresciuti nella crisi, e ci confrontiamo con le destre populiste”, spiega Laurent, “ma nell'ultimo periodo in Europa si è creata una forte resistenza sociale, con gli scioperi generali in Spagna, Grecia e Francia, lo sciopero della FIOM del 16 Ottobre e la manifestazione europea a Bruxelles, che crea dunque un contesto nuovo ed incoraggiante”. Soffermandoci sulla situazione transalpina, il segretario del PCF ha definito il movimento nato per opporsi alla riforma delle pensioni (che dovrebbe portare l’età di pensionamento tra i 62 e i 63 anni) come “il più importante degli ultimi anni”. L’unità dei sindacati francesi uniti sotto lo slogan “non devono essere i lavoratori a pagare la crisi”, le 6 giornate di protesta convocate da settembre fino ad oggi (con un’altra in preventivo) e dove la più grande ha portato in piazza tre milioni e mezzo di persone, duecentocinquanta mila firme in appoggio alla proposta alternativa del PCF, ha portato il governo a perdere politicamente questa battaglia, nonostante l’approvazione sicura del provvedimento del Presidente Sarkozy. “mantenere il movimento e costruire l’alternativa politica” sono gli obiettivi del PCF e del Front de Gauche, l’alleanza a sinistra formata dal PCF, una costola del Partito Socialista, Parti de Gauche, e una costola della formazione troskista NPA, Gauche Unitarie. Interessante è la situazione del Partito Socialista Francese. Ha molte ambiguità: nel 2005 al referendum per la ratifica della costituzione europea ha dato indicazioni di voto per il sì dopo una lunga battaglia interna, ma il 66% dei suoi elettori ha votato no; nelle manifestazioni gran parte dei militanti socialisti hanno partecipato agli scioperi mentre Aubry, segretaria PS, ha dichiarato pubblicamente che non è sbagliato andare in pensione a 62 anni, scatenando aspre polemiche e scalpore nella base e portato ad un lungo dibattito che ha fatto perdere al PS il treno delle proteste del movimento e ad una proposta di alternativa alla riforma molto poco credibile. “Tra i sindacati, uniti nella lotta, esistono comunque delle differenze nella soluzione”, continua Laurent, “noi non vogliamo un dibattito fra il PCF e il PS, noi vogliamo mettere in visibilità i problemi e in evidenza la nostra proposta di sinistra, così da mettere in evidenza anche queste contraddizioni del partito socialista”. Paolo Ferrero mette in evidenza le poche differenze: “mentre in Francia i sindacati sono nella stessa parte e la crisi sociale porta ad una crisi politica, in Italia la crisi politica porta ad una crisi di civiltà con i sindacati divisi. Occorre che La Sinistra Europea abbia una prospettiva più politica per contrastare anche una visione gerarchica dell’Europa Unita, portata avanti da Germania e Francia; in più per non lasciare soli i lavoratori occorre far durare il movimento”. Ferrero si sofferma poi in una riflessione: “mentre il nostro sessantotto era avanti rispetto a quello francese, oggi il movimento transalpino è avanti rispetto a noi e quindi bisogna, veramente, fare come in Francia”.

lunedì 25 ottobre 2010

UN GIUDICE E IL RAZZISMO NEL PAESE.


Stamattina ho sentito una notizia che mi permette di parlare del razzismo in Italia.

Il tribunale di Torino ha deliberato una sentenza su un risarcimento ai reduci di un morto sul lavoro. Il caso chiaramente riguarda un operaio morto mentre svolgeva le sue mansioni. Ebbene, il tribunale ha deciso di ridurre il risarcimento dovuto ai familiari. La motivazione? sono albanesi. Secondo la Corte, essendo la vita media in Albania molto più bassa rispetto l'Italia, il risarcimento doveva essere parimetrato non con la vita media italiana, dove il deceduto regolamente viveva, bensì con la vita media della nazione balcanica. Ora, tralasciando il fatto che per la riduzione ha influito anche la decisione del giudice di attribuire un 20% della colpa dell'accaduto all'operaio stesso, questa scelta è una conseguenza della situazione in Italia. Ci arrabbiamo se un'altra corte di giustizia giudica un'attenuante l'essere italiano (successo un anno fa in una giudizio su un nostro connazionale accusato in Germania di tentato stupro), e non ci scandalizziamo per questo cavillo giuridico, escludendo la sinistra e i sindacati che giustamente parlano di gabbie salariali anche in tema di risarcimenti. L'Italia è diventata razzista e su questo non ci sono dubbi. Le perplessità vengono se ci chiediamo come lo siamo diventati. La responsabilità maggiore spettano sicuramente a noi che abbiamo dimenticato (e in alcuni casi volutamente); abbiamo dimenticato che siamo stati anche noi popolo di migranti, ci siamo scordati che le cose che diciamo ai rom erano le stesse cose che ci dicevano e ancora dicono di noi all'estero. La stessa Lega Nord, in quasi trenta anni di vita ha cambiato l'obiettivo: le stesse frasi contro i migranti, quindi adesso una sfida sociale fra Nord e Sud del mondo, vent'anni prima erano rivolte ai meridionali, quindi il Nord Italia contro il Sud Italia. Le cose sono peggiorate con l'11 settembre, vera svolta tra novecento e anni duemila, dove ci siamo creati un mondo libero ma chiuso, un mondo in cui al migrante è permesso di venire per lavorare, ma è costretto a dimenticare i diritti che gli spettano come persona (in una frase "volevano braccia, e sono arrivati uomini). La cosa che spaventa di più dei giorni nostri è la mancanza di una educazione antirazzista nelle scuole. Ormai è sempre più semplice sentire ragazzi dai 13 in su (forse anche peggio!) dire parole per loro offensive come "sei un ebreo", "sembri un napoletano", "vadano via 'sti zingari di merda". Per non parlare dei casi di violenza minorile con base dichiaratamente razzista. Vorrei soffermarmi su questo: tutto questo è stato possibile perchè sia negli istituti scolastici che nelle famiglie, i ragazzi vengono spinti ad odiare il prossimo.
Se si seguissero le domande poste dalla figlia di Ben Jelloun nel suo libro Il razzismo spiegato a mia figlia, potremmo forse cercare di avere un futuro migliore, in cui possiamo veramente considerarci uguali e diversi allo stesso tempo.

venerdì 22 ottobre 2010

IN OGNI MOMENTO SI FA POLITICA.

Con questo primo post vorrei spiegare la mia scelta di creare un mio blog.

Inizio con il dire che io sono comunista. Essere Comunista oggi è molto difficile. Nonostante oggi le idee di Marx e degli altri pensatori (sia marxiani che marxisti) siano tuttora attuali e tragici nello stesso tempo, viviamo un periodo di indifferenza, ignoranza e violenza in cui tutta la società sembra riconorscersi e che non vuole sgrollare via. Le cause,secondo me, sono molteplici: viviamo un periodo di paura, di una perenne paura, dentro un recinto, una cortina di ferro in cui l'individuo pensa solo a sè, alla sua famiglia. E mentre Kant diceva che individuo e famiglia sviluppavano un concetto di Stato, oggi quest'ultimo concetto non è necessario.

Un secondo motivo, che è causa ed effetto anche del primo, è la mancanza di ideologie; anzi per evitare fraintendimenti, di un concetto vero di alternativa. Questo ha permesso che gli individui siano lasciati a sè stessi, e alimenta il senso di non farcela, un ipercriticismo verso gli altri. Oggi questo si chiama apolitica.

Ora il mio blog vuole invece "ribaltare la frittata". Se politica vuole significare "abile e astuto comportamento per raggiungere un determinato fine", ognuno di noi al giorno d'oggi dovrebbe essere politico, anche coloro che dicono di essere "apoliticizzati". Se invece Politica (non a caso con lettera maiuscola) vuole essere "tutto ciò che riguarda la vita pubblica", allora qui la società si divide in due categorie. questa divisione ha come borderline la frase della filosofia greca "L'uomo è un animale politico"; se l'uomo non si interessa di Politica, è semplicemente un essere che mangia respira dorme e muore, mentre chi si interessa cresce interiormente, mentalmente. il mio blog vuole essere un mezzo, una chiave perchè la Politica è in ogni nostra scelta, in ogni momento. Come dice un operaio nel film "Mimì il metallurgico" di Lina Wertmuller, "anche quando scegli le mutande, fai una scelta politica".