Pagine

IL 20 GENNAIO TUTTI A ROMA! "ACCOGLIENZA" A SARKOZY, MERKEL E MONTI!

martedì 6 dicembre 2011

CAPTARE I SEGNALI E REAGIRE.


Discutendo in una bacheca FB di un amico che difende la linea del PD, una donna invia questo commento:

"Ho appena inviato un messaggio a Bersani, volete leggerlo? Eccolo qua "Carissimo Pierluigi, da ieri mi urge una domanda. Ma davvero il PD pensa che questa manovra alla gente piaccia? Mia madre di 80 anni, che cammina piegata in due e soffre di una grave forma di diabete, percepisce una pensione di 950 euro, e mio padre, invalido al 100% e non autosufficiente, ne ha una di poco più di 1000. In due spendono quasi 7000 euro l'anno per medicinali che né Stato né Regione riconoscono come necessari alle loro patologie, e nel frattempo cercano di dare da mangiare ad una figlia e al genero di 50 anni, disoccupati. Secondo te, dopo tre anni di disastri berlusconiani, questa famiglia è la sola in Italia ad avere questi problemi? La non rivalutazione delle loro pensioni permetterà a questi due vecchietti e alla loro famiglia di sopravvivere dignitosamente, provvedendo alla loro salute in maniera adeguata? Dimmi, sinceramente, se ci credi! Perché in Italia di queste situazioni ce ne sono a centinaia di migliaia, e ai disoccupati di 50 anni un altro lavoro non glielo dà nessuno!" Non ho altro da aggiungere a ciò che ho detto, tranne che manovre a costo zero erano possibili, ma...ohibò, il banchiere dice "no"!...."

Credo vivamente che qualcosa si stia muovendo, credo che la gente sia veramente sazia di questi ragionamentii. Noi, come Rifondazione e come Federazione della Sinistra, dobbiamo trovare il modo di captare questi segnali e aiutare queste persone, anzi aiutare il Popolo, a dire no al governo delle Banche, della Chiesa.

mercoledì 9 novembre 2011

QUIRINAL PARTY


All'Inizio del film di Black Edwards la comparsa interpretata da Peter Sellers, Hrundi V. Bakshi, deve suonare la carica ai suoi commilitoni pakistani. La suona talmente male che, oltre i colpi del nemico, per smettere la lagna riceve anche proiettili amici, ma nonostante il corpo crivellato di colpi, continua a strombazzare lo strumento musicale anche dopo lo stop del regista. Supponiamo ora di sostituire le varie figure: Al posto di Bakshi mettete Berlusconi; il nemico è l'opposizione, le varie defezioni della maggioranza sostituiscono il fuoco amico e il regista è Napolitano. Berlusconi nonostante un governo indecente è rimasto in piedi finché la sua maggioranza non si è polverizzata nel corso di questi tre anni e una opposizione più indecente del governo. Ma la scena purtroppo per noi, potrebbe non finire. La complessa vicenda viene spiegata molto bene dal giornalista Dino Amenduni del Fatto Quotidiano (Link articolo). Ovviamente non si vuole con questo sminuire una vittoria, ma ieri speravo che il regista Napolitano prendesse un fucile e sparasse alla comparsa un colpo alla nuca.

martedì 8 novembre 2011

BERLUSCONI ULTIMO ATTO?


Già sapete tutto. Oggi Berlusconi non è riuscito ad ottenere (comprare?) una maggioranza assoluta. Se non fosse stato per l'astensione dell'opposizione, il rendiconto non sarebbe passato per la seconda volta. Berlusconi poi è salito al Quirinale con l'intenzione di non dimettersi e ne esce con un fine mandato ben preciso, cioè l'approvazione della legge di stabilità. In queste ore, tante le ipotesi, che passano da governi tecnici o governi di responsabilità. Oggi però, occorre per l'Italia una nuova alternativa e per farlo nessun governo non eletto può farlo, perché possiamo chiamare Monti, Letta o Amato a formare un governo, ma a reggere le sorti dei lavoratori sarà la Banca Centrale Europea e non il Popolo. Solo con elezioni anticipate, la Sinistra ha la possibilità di poter mettere i sostenitori di "centrosinistra" (così facciamo contento Enrico Letta) su un bivio: privatizzare o rendere lo Stato protagonista dell'economia, scegliere Marchionne o chi lotta per i propri diritti, continuare sulla strada di Berlusconi o parlare con i movimenti per i beni comuni. E per farlo, dobbiamo far parte della partita del programma che sarà e cercare di contare sempre di più nella società per far capire che un nuovo mondo oltre che è possibile, è necessario.

sabato 3 settembre 2011

LOTTARE. CON I LAVORATORI.


Non si capisce più nulla con questa manovra. Prima si parla di cancellare Comuni, Provincie, Enti inutili, di contributi di solidarietà, di alzare l'aliquota IVA dal 20 al 21%, di tassazioni straordinarie e ordinarie, di abolire il riscatto degli anni per il servizio militare e gli studi universitari, salvo poi avere paura e non fare quasi più nulla. Per valutare questa manovra occorrerà effettivamente leggere il testo definitivo. Di certo, si può valutare il governo, sempre più minoritario e sempre più contro i lavoratori, visto che tutto si è discusso fuorché di far pagare la crisi a chi l'ha causata. La CGIL ha convocato lo sciopero generale per il 6 settembre. Hanno risposto i sindacati di base e gli studenti, che saranno in piazza anche loro nello stesso giorno. Il malcontento per le misure prese dal governo e le continue promesse non mantenute da parte dei loro segretari, sta portando alla lotta anche i cosiddetti "sindacati gialli", UIL e CISL. Sarà veramente un autunno caldo, infatti oltre lo sciopero del 6 settembre, sono già previsti altri due incontri: il 1 ottobre SeL va in piazza e il 15 Ottobre la manifestazione europea contro le politiche "di salvataggio" dell'Unione europea. E' ora di entrare nelle lotte, di entrare senza nulla a pretendere. Bisogna finalmente ascoltare la piazza, vedere cosa veramente vogliono i lavoratori, senza ergersi da "primi inter pares". Rappresentare i lavoratori non significa essere necessariamente avanguardia. Buona lotta a tutti!

sabato 6 agosto 2011

CONTRO LA CRISI, UNITI PER POI REAGIRE.


Siamo in piena crisi economica - finanziaria. Ed essendo noi delle ottime Cassandre, lo avevamo previsto. Il governo ha rassicurato sempre gli Italiani, dicendo che da noi la crisi non ci avrebbe toccato, che eravamo quelli messi meglio, che non eravamo messi come la Grecia o L'Irlanda. Ed ora? Ora, grazie alla forza dei fatti (milioni e milioni DI Euro bruciati in poche settimane) e nascondendosi dietro la crisi che colpirà tutti meno che lor signori, meno che gli industriali (che crisi o no, continuano a chiedere sempre le stesse pretese, visto che mentre i conti pubblici e salari crollano, i loro conti sono ben oltre il positivo, come documenta questo articolo di Domenico Moro), il governo preferisce continuare a favorire le speculazioni con proposte veramente scandalose e inutili con la crisi in atto. Studiando Economia politica, prima di parlare di grafici e formule, ogni buon manuale di macroeconomia ricorda che spesso la politica economica atta ad correggere o promuovere l'economia può essere nociva se non attuata nell'immediato, perlomeno attuata un frangente dopo, perché spesso le politiche decise a marzo,per esempio,per una crisi di febbraio possono non andare bene per il mese successivo. Ebbene, con le proposte presentate ieri da Tremonti e Berlusconi, il governo ha deciso, invece, di regolarizzare, anzi rendere costituzionale, il mercato e la crisi. Mettere in costituzione la teoria del pareggio di bilancio, significa mettere una vera utopia. Quando esso si avvera, l'altro piatto della bilancia vede salassi e disperazione nei ceti medio bassi e bassi (cioè, quello che avverrà già il prossimo anno, grazie all'anticipazione degli effetti della manovra, votata con gravi responsabilità bipartisan). Cambiare l'art. 41, introducendo il concetto liberalista "cio' che non è vietato, è libero" e togliendo il principio dell'utilità sociale, significa rompere il patto con cui i nostri Padri Costituenti hanno fatto nascere la Repubblica e la Costituzione; poi affrontare la crisi con due proposte di modifica costituzionale (tempo minimo: 9 mesi, con maggioranza qualificata e senza richieste di referendum costituzionale sulle questioni), significa mettersi nel ridicolo più assoluto, per dirla come Ennio Flaiano: "la situazione è grave, ma non seria". Ma la parte più ridicola non è il governo, ma sono le parti sociali, che fanno insieme alla Confindustria richieste ancora più a destra di questo governo (nella CGIL la discussione sarà veramente aspra, come testimonia l'intervista a Sergio Cofferati). Ma abbiamo qualche speranza? io credo di sì. A sinistra le idee non mancano (Stefano Fassina del PD sul manifesto, lo stesso Cofferati, ecc). Quando si è assediati, l'unità ti fa sovravvivere per poi reagire.

giovedì 4 agosto 2011

GALBRAITH: L'EUROPA E' CONDANNATA SE NON SI RIFORMA



L'economista americano James K. Galbraith evoca la storia dell'URSS e del confederalismo degli Stati Uniti per sottolineare il declino dell'Europa e l'urgenza di riformare la sua struttura.


Il crollo dell’impero sovietico, seguito poi da quello dell’URSS nel 1991, sono stati relegati ai confini della storia, delle coscienze occidentali.

Ma questi eventi dovrebbero ricordarci che le costruzioni politiche non sono eterne. Il comunismo ha lungamente rappresentato una minaccia pressante di fronte ai suoi avversari capitalisti. Ma le speranze portate un tempo possono crollare di colpo, secondo l’evoluzione delle circostanze.

L’Europa, alla sua creazione, e dopo la sua espansione dopo la fine della guerra fredda, formava un progetto politico brillante. Il suo obiettivo non era il potere ma la pace. Una visione del mondo veramente nobile.

Ma questo nobile progetto si è costruito su dei sistemi economici incapaci di rimettersi in causa, su un credo anacronistico del potere dei mercati, e su una ideologia monetarista, accompagnata da criteri arbitrari in materia di deficit e debito pubblico.

All’alba di una débacle finanziaria mondiale, tutto ciò non ha più nessuna utilità. Bisogna rapidamente abbandonare questi principi. Sennò, l’Europa sarà condannata. Esattamente come il comunismo ha condannato i paesi dell’ex impero sovietico.

UNA COSTRUZIONE DIFENSIVA.

L’Europa è combattuta tra due strutture stabili: uno stato federale da una parte, e una comunità di stati dall’altra. Un modello intermedio esiste, che si chiama “confederazione”: esso fallì per due volte negli Stati Uniti, l’ultima risalente al 1865.

Il Sud perse la guerra civile, in parte perché lo Stato centrale beneficiava di troppo potere. Ciò ha complicato la raccolta dei fondi, come degli uomini, per proseguire la battaglia. Dopo questa sconfitta, bisognerà attendere circa 70 anni - fino il New Deal di Rooselvelt nel 1933 – affinché vengano prese delle misure, per tentare di porre fine alla povertà, alla stagnazione economica, nel Sud degli Stati Uniti. Il mondo contemporaneo ha dimenticato ugualmente questa parte di storia.

La crisi mondiale (scoppiata nel 2007, ndr) ha colpito in pieno ciò che faceva la specificità dell’ Europa, quel miscuglio di idee economiche d’altri tempi e di una struttura politica instabile. Minati dai loro portafogli di azioni americani tossici, gli investitori hanno cercato di ridurre la cassa, sui mercati, con la vendita di titoli di debito sovrano emessi dai “piccoli” paesi indeboliti: Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna.

DEI PROBLEMI IGNORATI

I rendimenti di questi debiti sono allora esplosi. Nello stesso tempo, i rendimenti sui debiti degli Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito cadono. Noi scopriamo da un giorno all’altro che la Grecia è stata gestita male o che i fondamentali caretterizzanti il boom immobiliare in Irlanda, non erano sani. Queste cose erano conosciute. La novità è stato prima il crollo dei mercati finanziari, dopo il rifugio per gli investitori di qualità (flight to safety), e le onde della speculazione predatoria che seguirono.

E poi si è verificato quello che succede ogni volta, in una crisi del debito: una crisi di solvibilità del settore bancario.

Questo è quello che è già successo negli anni '80, quando l'amministrazione Reagan si sentì in dovere di preparare un piano segreto per nazionalizzare niente meno che le maggiori banche di New York, nell’ipotesi in cui uno dei loro creditori in America Latina fosse stato carente. Questo è anche ciò che è accaduto nel 2008-2009, quando il problema numero uno della politica americana era quella di fare di tutto per evitare il collasso imminente della Bank of America, Citigroupe e altri.

È evidente che l'Europa politica lotta per una sola cosa: trovare il modo per soffocare le difficoltà delle sue banche. Ci sono stati stress test bidoni, prestiti supplementari, nuovi cicli di negoziazioni movimentate , critiche contro la prodigalità della Grecia o di un altro paese ... In breve, abbiamo ottenuto tutto, tranne che un esame onesto del cuore del problema.

UNA SITUAZIONE INTOLLERABILE

Oggi, la Grecia, sotto la guida di un governo deciso, e malgrado una contestazione importante al suo interno, ha adempiuto alle condizioni onerose che le erano state imposte. Ma per fare cosa?

Per ottenere dei prestiti che saranno immediatamente riciclati dalle banche europee. Che non miglioreranno le prospettive della Grecia e faranno gonfiare il suo debito. I tassi d’interesse sui mercati non si abbasseranno, la crescita non riprenderà, e le riforme necessarie che dovrà adottare, non saranno facilitati. La situazione è intollerabile e non è più possibile prolungarla a lungo.

Se seguiamo questa strada, ci saranno all’orizzonte solo difetti, panico, implosione della zona euro, iperinflazione nei paesi che usciranno dall’Euro, e il crollo delle esportazioni nei paesi che decideranno di restarci.

Seguendo questo corso, assisteremo a importanti emigrazioni di popolazioni - come quello che è successo nel sud degli Stati Uniti. Se L’Europa continuerà a impoverire la sua periferia, bisognerà aspettare coloro che subiranno in pieno questa decisione, restare seduti e contemplare il loro destino.

Ma esiste un’altra strada. Ciò significa assumere delle responsabilità comuni, che permetteranno di rinforzare la convergenza delle economie europee, attraverso politiche di sostegno. I debiti sovrani in eccesso rispetto al massimale fissato dal trattato di Maastricht, potrebbero essere trasformati così in eurobond (debiti sovrani europei). Un programma d’investimento pubblico – privato permetterà nello stesso tempo di rilanciare la crescita e l’occupazione, in conformità a ciò che alcuni dei più saggi dirigenti europei hanno proposto, qualche giorno fa, in un manifesto. In un processo che dovrebbe passare attraverso delle riforme costituzionali, che permetteranno di adattare l’Europa, e le sue politiche, alle realtà del dopo – crisi.

L’Europa si trova dunque di fronte ad una scelta, che deve decidere rapidamente, come disse Charles de Gaulle nel 1969, “tra il progresso e la rivoluzione”.

da blogs.mediapart.fr (traduzione di Giuliano Sdanghi)

sabato 30 luglio 2011

GENOVA 2011: LOTTARE, DI NUOVO, INSIEME.

Genova 2011. Dieci anni passati da quel evento, misto di speranza, lotta politica, e tanto dolore per le violenze subite da uno Stato che dietro la legalità ha nascosto tutte il sangue scorso in quei giorni. Sono salito a Genova con quello spirito e ho trovato che non ero il solo. Ho trovato, anzi, compagni e compagne che hanno assistito in prima persona quei giorni, ma tanti ragazzi come me che 10 anni fa non avevano neanche la licenza media. Ho trovato anche tanta voglia di ricominciare un percorso unito, un percorso da condividere, perché 10 anni fa quei ragazzi avevano ragione e come ha detto Vittorio Agnoletto, allora portavoce del Genoa Social Forum, "ieri dicevamo un altro mondo è possibile, oggi è necessario". Sono sicuro che chi ha partecipato, ha lavorato all'accoglienza, agli eventi, ai servizi d'ordine dei vari cortei, vuole veramente rivoltare questo schifo di mondo, dove la finanza governa le vite di 6 miliardi di persone, dove chi era ricco oggi è più ricco e chi era povero ora è ancora più povero e senza diritti. Allora faccio mio lo slogan del decennale: Loro sono la crisi, noi, tutti insieme, la speranza.

GENOVA 2011. I GIOVANI COMUNISTI MOTORE DEL MOVIMENTO DEI MOVIMENTI.



lunedì 4 luglio 2011

SE I DELINQUENTI HANNO LA DIVISA...

La manifestazione di ieri in Val di Susa ha animato il mondo dell'informazione e il mondo politico. Tante dichiarazioni, tanti articoli, tanti commenti. Ma coloro che hanno scritto, dichiarato o commentato erano lì o, perlomeno, hanno utilizzato fonti certe e obiettive? Per esempio, tal Meo Ponte de "La Repubblica" descrive il mondo dei Black Bloc e quello che hanno fatto nella valle e fra le montagne (link articolo). Meo Ponte dunque, come nemmeno un buon libro di fantascienza, vede i Black bloc con Maschere antigas e depositi di armi dentro i boschi. Peccato che la comunicazione dei primi minuti era di "persone che parlano straniero fra i manifestanti" (testimonianza).
Arrivano, poi, le dichiarazioni politiche. Quelle che parlano di "isolare i violenti" (compreso il nostro Presidente della Repubblica), che parlano di presenza di "delinquenti" e, addirittura, di "terroristi". Ma nessun deputato, nessun presidente, nessun organo importante di informazione, ha parlato delle violenze che i manifestanti hanno subito. La rete in questo aiuta, come a Genova i canali indipendenti di informazione come Indymedia. Ci sono video fatti da testimoni, altri girati dalle stesse vittime. Io ne pubblico due:

Nel primo video si vede un cavalcavia con camionette della Guardia della Finanza dove vengono lanciate pietre, cadendo così con grande e pericolosa velocità, sui cittadini accorsi da tutta Italia per sostenere la battaglia dei No TAV.



Il secondo video è la testimonianza di Fabiano Di Bernardino, studente bolognese e attivista del TPO che dal letto del suo ospedale racconta l'inaudita serie di violenze subite dalla Polizia all'interno del cantiere bunker della Maddalena, dopo essere stato fermato.

.

mercoledì 29 giugno 2011

LUGLIO 2001 - GIUGNO 2011: LA POLIZIA RICORDA GENOVA. UPDATE.


Nel mio post di ieri scrivevo su come la Polizia voglia ricordare a modo suo i fatti di Genova 2001. Oggi leggo le dichiarazioni di Matteo Bianchi, segretario del sindacato della polizia di Stato (LINK). Tentano di spaventare, come nel 2001. alla prossima minaccia.

martedì 28 giugno 2011

LUGLIO 2001 - GIUGNO 2011: LA POLIZIA RICORDA GENOVA (NELLA VAL DI SUSA).


A Luglio ricorre il decennale dal G8 di Genova. Sono passati dieci anni da questa riunione dove, con il motto "voi G8, noi sei miliardi", un movimento globale si opponeva al nuovo sistema del mercato, la globalizzazione. Io in quei giorni guardavo quegli eventi dalla tv, non avevo ancora una coscienza politica o voglia di averla, forse. Da subito mi sentivo affascinato da quelle persone, quei ragazzi. Poi arrivarono le notizie da Piazza Tolemaide, le notizie da Piazza Alimonda, la morte di Carlo Giuliani, ragazzo. Il giorno dopo tutti i telegiornali e giornali, tutti i "grandi" di quel evento a parlare del giorno prima. E infine, l'irruzione alla Scuola Diaz. Mano a mano crescevo, mano a mano sapevo. Saprò più tardi che le prove presentate dalla polizia per giustificare l'irruzione e la violenza nella scuola furono costruite ad arte, che la dinamica della morte di Carlo fornita dalla polizia non era credibile, che il movimento di quei giorni ebbe piena ragione a contestare la globalizzazione, che questo nuovo ordine mondiale avrebbe reso i ricchi più ricchi, i poveri sempre più poveri. Oggi, che ho superato da poco i vent'anni, girando su internet, vedo le prime immagini dalla Val di Susa, dove il movimento NO Tav si è arroccato per difendere la valle, la loro valle, da un progetto inutile (visto che tutti sanno che i trasporti da ovest ad est stanno diminuendo sempre in più, visto che tutti sanno che saranno in pochi a sfruttare l'alta velocità e in tanti ad avere la propria vita da pendolare ancora più complessa). Ho visto 2000 soldati con ruspe rompere un presidio pacifico e seguire i manifestanti, come a Genova. Forse anche la Polizia di Stato (che manda a risolvere un problema politico con manu militari)vuole ricordare a tutti il loro concetto di "ordine pubblico"? Ai posteri l'ardua sentenza... io so solo che non ho certo bisogno di loro per ricordare quel 2001. Io quindi (imprevisti permettendo) andrò a Genova per capire cosa è successo in questi dieci anni nel mondo e cosa si possa fare nei prossimi.



SITO GENOVA 2011 - LORO LA CRISI, NOI LA SPERANZA

-------------------------------------------------------------------------------------
AGGIORNAMENTO POST

giovedì 24 febbraio 2011

SANDRO PERTINI: LA SUA VITA PER I GIOVANI


Il 24 Febbraio 1990 moriva a Roma Sandro Pertini. Assieme a Enrico Berlinguer, la sua figura è la più amata fra tutte le figure politiche italiane del XX secolo. Per capire perchè cito semplicemente le parole di Indro Montanelli: "Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità". E allora facciamo parlare i fatti. Pertini, come gli altri socialisti, si rifiutò di fare il corso per ufficiali riservato ai diplomati. Giovanissimo, si iscrive a Savona nel Partito Socialista di Turati e diventa nel 1919 Consigliere comunale. Esemplare la sua lotta contro il fascismo. Durante una udienza giudiziaria, rivendicò il proprio operato assumendosi ogni responsabilità e dicendosi disposto a proseguire nella lotta contro il fascismo e per il socialismo e la libertà. Il 4 dicembre 1926 viene mandato al confino per 5 anni, la massima condanna possibile dalle leggi fascistissime. 4 giorni dopo fugge in Francia, raggiunta con un motoscafo. Ritornerà in Italia nel 1929, per riorganizzare il partito socialista clandestinamente. Verrà ripreso nell'Aprile dello stesso anno e con il coraggio che lo ha sempre contraddistinto, si alzò dopo la sentenza di dieci anni e nove mesi, e gridò :"Abbasso il fascismo! viva il socialismo!". In questi dieci anni la sua salute ne risentì: fu carcerato prima nell'Isola di Santo Stefano e poi a Turi, dove divenne amico stretto di Antonio Gramsci, e a Pianosa. la madre presentò domanda di grazia alle autorità. Pertini, non riconoscendo l'autorità fascista e quindi il tribunale che lo aveva condannato, si dissociò pubblicamente dalla domanda di grazia con parole molto dure, sia per la madre che per il presidente del Tribunale Speciale. Fu trasferito poi prima a Ponza poi a Ventotene in un nuovo Confino, con i comunisti Terracini e Secchia. Dopo la notte della Mozione Grandi nel Gran Consiglio Fascista, che decretò la fine di Mussolini nel 1943, fu liberato attraverso un accordo collettivo che avrebbe escluso i comunisti. Pertini si adoperò fino in fondo a far uscire dalle patrie galere anche loro. Fu sua la voce che iniziò l'insurrezione e gli scioperi il 25 Aprile, Fu lui assieme agli altri componenti del CLNAI a trattare la resa, mai avvenuta, di Mussolini. In quello stesso giorno lo incrociò sulle scale del Arcivescovado (anni dopo, scriverà sulle pagine de L'avanti: "Se lo avessi riconosciuto lo avrei abbattuto lì, a colpi di rivoltella"). Nel dopoguerra, piano piano si defilerà dalle scelte del suo partito, che lo portò comunque alla terza carica dello stato per ben due legislature. Nel 1978, con le dimissioni di Giovanni Leoni, e dopo una snervante seduta comune del Parlamento, verrà eletto Presidente della Repubblica. Da questo momento Pertini dimostra di nuovo il suo coraggio e la sua forza morale e politica, che salvò con esse le istituzioni della Repubblica nel periodo del terrorismo e delle stragi di Stato. Verrà infatti chiamato anche "il presidente dei funerali". E' interessante ricordarne uno: quello di Guido Rossa. Pertini chiederà con forza un incontro con un gruppo di operai che comprendeva, secondo le loro convinzioni, le Brigate Rosse. In quella occasione, con forza e durezza, Pertini dirà: "io vengo qui non come Presidente della Repubblica, ma come il compagno Pertini: le vere Brigate Rosse le ho viste, ma combattevano per salvare L'Italia". Fu un presidente che ruppe le prassi per rinnovare la Repubblica e fu duro con i vari governi che si formeranno sotto la sua presidenza, come nel caso del terremoto di Irpinia. Poi come non possiamo ricordare la sua esultanza durante la finale di Coppa del Mondo di calcio in Spagna, le sue battute, la sua schiatezza, e soprattutto il rapporto con le giovani generazioni. E con questo, per le generazioni come la mia, che non hanno vissuto la sua presidenza, ricordiamo parte del suo appello: "I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo". E lui lo è ancora, per tutti noi.

mercoledì 16 febbraio 2011

DA SANREMO, LA POESIA DELL' ATTUALITA'

Sanremo è Sanremo. Come Miss Italia è Miss Italia. Una messa cantata, che da anni non rappresenta l'Italia, con le canzoni che parlano di amore. Ma ieri sera ho visto (e soprattutto ho sentito) una canzone che va oltre il mero significato delle canzonette di oggi. Roberto Vecchioni ha riportato, con il suo stile, con la sua musica, la poesia dell'attualità.

vi lascio con il video e il testo della canzone.



TESTO

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare;
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserton come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero;
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore

lunedì 14 febbraio 2011

TORNA PANTANI! TORNA!


14 Febbraio 2004. Sabato sera. Giorno di anticipi di serie A. Resto in piedi, in salotto, nell’ attesa di vedere il video della partita serale. Da Marco Civoli, allora semplice conduttore di Sabato sport su Raidue, sento le fatidiche parole: “Marco Pantani è morto”. Ho pianto. In pochi istanti mi erano venuti in mente tante cose legate alla sua persona, tanti flashbacks della sua grandiosa carriera, della sua grandiosa vita da atleta. Da prima, il fantastico anno del Pirata. Avevo 10 anni nel 1998: Dopo aver vinto il giro d'Italia, Nel tour de France Pantani si trovava "il Kaiser", Jan Ullrich, da tutti considerato l'erede di Indurain. Nell'ultima tappa di montagna Pantani accusava un ritardo di 3 minuti dal tedesco. A 50 Km dall'arrivo, Il pirata lo staccò; al traguardo Les deux Alpes Pantani si assicurò anche il Tour, giungendo in solitaria con un distacco di quasi 9 minuti! Ma poi arrivò l'anno dello scandalo. All'inizio del Giro, Pantani si fa portavoce della protesta dei suoi colleghi contro le nuove regolamentazioni antidoping, Agli organizzatori non piacque. Era troppo pericoloso, forse, lasciarlo parlare. Il 5 Giugno 1999 a Madonna di Campiglio, il test palesemente falsato (ci sono testimoni). Con quel test non hanno solamente concluso una carriera, ma hanno ucciso l'uomo. Pantani, come dichiarò lui stesso ("Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile"), non si riprenderà più: droga, depressione, il suo animo gentile e nobile che scompare dietro quella accusa infame. Vorrei tanto che fosse ancora vivo. Vorrei che sapesse che ci sono persone che confessano spudoratamente di essere dopati, ma dopo due anni, voilà, puliti. Vorrei che vedesse che un giovane come Riccò, si fa un autoemotrasfusione con una sacca di sangue nel frigo di casa accanto ai formaggi e agli affettati. Ma soprattutto, vorrei che fosse ancora vivo, vorrei averlo vicino a me, vorrei tanto dirgli: "Marco, ti seguo da quando avevo 10 anni, per me sei ancora un mito, mica come questi ragazzi che oggi pensano solo ai soldi!"

mercoledì 9 febbraio 2011

FOIBE: RISULTATO DI 20 ANNI DI FASCISMO ITALIANO


Da un pò di anni, il 10 Febbraio si commemora lo sterminio di Italiani da parte della popolazione slava. Tanti gli eventi, tante le bugie, le dimenticanze, le ipocrisie. Ma dei campi di internati slavi, delle pratiche in cui i fascisti hanno applicato la parola AUSMERZEN, come i nazisti, nessuno ne parla.

Questo evento è stato creato dai fascisti in doppiopetto per mettere sullo stesso piano lo sterminio degli ebrei con la pratica, pur sempre esecrabile, delle foibe. E' per questo che non partecipo nè accetto personalmente le commemorazioni sulle foibe, finchè non verrà raccontata tutta la storia.

Detto questo, metterò il video di un documentario nel quale i reduci slavi dei campi italiani narrano quello che hanno subito.



"Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani" (Benito Mussolini)

lunedì 7 febbraio 2011

APPELLO PER LA RICOSTRUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA: UNA BOIATA PAZZESCA


Ho appreso ieri pomeriggio che 1000 compagni, dentro o vicino all'area della rivista "L'ernesto" e dunque di Rifondazione Comunista, escono da Rifondazione per confluire nel Partito dei Comunisti Italiani, per "ricostruire il partito comunista".

Quello che segue è la risposta del responsabile organizzazione di Rifondazione Comunista, Claudio Grassi (qui il suo blog). La segnalo, perchè condivido ogni parola su questa boiata totalmente populista e senza un progetto chiaro intorno, come in realtà stiamo facendo tutti attraverso la Federazione della Sinistra e non solo:

"Domenica 6 febbraio il manifesto ha ospitato in una pagina a pagamento un appello dal titolo “Ricostruire il Partito Comunista”. In calce all’appello sono state raccolte mille firme. Scorrendo i nomi risulta chiaro che l’iniziativa politica è promossa dai compagni e dalle compagne del Prc che si riconoscono nella rivista de l’ernesto. L’iniziativa, nei suoi contenuti, non è nuova. Circa due anni fa vi fu un tentativo analogo (“Comunisti Uniti”) che raccolse un numero più vasto di firme, ma, come è noto, il tentativo naufragò poiché sorsero divisioni tra chi aveva sottoscritto l’appello stesso.
Come ho avuto modo di scrivere in altre occasioni, un progetto di costruzione di un partito che si basa sulla parola d’ordine dell’unità dei comunisti non ha alcun senso. Tra le varie formazioni e micro-formazioni comuniste italiane vi sono tante e tali differenze di progetto politico e di riferimenti culturali che risulta impensabile metterle assieme.
In effetti l’appello che è uscito domenica non propone più l’unità dei comunisti, ma, di fatto, la confluenza nel Pdci.

Si tratta di un errore politico grave che non aiuta quello che, invece, a mio parere, è diventato un obiettivo non solo giusto, ma praticabile: la riunificazione del Prc col Pdci nell’ambito del progetto di costruzione della Federazione della Sinistra e, più in generale dell’unità a sinistra.
L’appello infatti rinuncia all’obiettivo di unificare i due partiti poiché ne individua uno come più comunista (il Pdci) e ne scarta un altro poiché i firmatari “non ne riconoscono più il fattore propulsivo per la ricostruzione del partito comunista in Italia” ( il Prc). L’esito di questa impresa, qualora andasse avanti, sarebbe a mio giudizio disastroso. Per due motivi.
In primo luogo un progetto unitario dei comunisti che inizia senza il coinvolgimento del partito comunista più grande, anzi organizzando una scissione in esso, non ha alcuna credibilità. E’ vero che in tutti questi anni le scissioni sono state fatte in nome dell’unità! Ma si sono visti anche i risultati! Sarebbe ora di smetterla. La credibilità agli occhi di quei referenti di cui nell’appello si parla – in particolare le lavoratrici e i lavoratori – sarebbe pari a zero! La prima cosa che direbbero sarebbe questa: “già siete ridotti ai minimi termini! Un’altra divisione? Tornate il prossimo giro”.
In secondo luogo non si capisce proprio il senso politico di questa operazione. A oltre 12 anni dalla scissione del Pdci, mai come in questa fase i due partiti si sono riavvicinati e mai come in questa fase è diventato realistico, al punto di essere concretamente realizzabile, la loro riunificazione. Che senso ha oggi, alla vigilia di due congressi – quello del Prc e quello del Pdci (entrambi si terranno nel 2011) che discuteranno anche questo tema della riunificazione - proporre una mini-scissione dal Prc al Pdci? L’esito non può essere che alimentare diffidenza e ostacolare il progetto unitario.
Infine anche il progetto della Federazione della Sinistra ne risulterebbe indebolito. Che credibilità ha un processo federativo nel quale tra i due soggetti principali si organizzano scissioni?
Per queste ragioni penso che l’appello sia sbagliato e che non vada sostenuto.
Per quanto ci riguarda occorre proseguire con ancora maggiore determinazione sugli obiettivi che ci siamo dati.
La costruzione della Federazione della Sinistra, come primo passo verso la riunificazione della sinistra di alternativa in un soggetto politico. Dopo anni di divisioni o riusciamo in questa impresa o non saremo credibili nei confronti di quei movimenti (16 ottobre, scuola, acqua bene comune) che hanno tenuto aperta una speranza di cambiamento.
Dentro al percorso federativo, che dobbiamo tenere sempre aperto anche ad altre forze di sinistra, qualora queste si rendessero disponibili, vanno riunificati - come ho detto al congresso della Federazione della Sinistra – i due partiti comunisti. Non ha più alcun senso che restino divisi, visto che oltre a presentarsi assieme alle elezioni, concordano su tutte le principali iniziative.
Questi sono gli obiettivi che ci farebbero fare passi in avanti. Sono alla nostra portata. Le scissioni tra i comunisti, come si è visto in tutti questi anni hanno prodotto un solo risultato: indebolire i comunisti stessi."

venerdì 4 febbraio 2011

MIO PADRE E NOI: L'UNITA' A SINISTRA


In questi giorni abbiamo ricordato sia la scissione di Livorno del 1921 che la nascita del partito della Rifondazione Comunista, composto da chi in quel non tanto lontano 1991 ha rifiutato la svolta della Bolognina. Parlando con tanti compagni, io non riesco a non citare l’esperienza di mio padre nel Partito Comunista Italiano. Lui era dentro quel partito, anche con responsabilità importanti diventando nella metà degli anni 70 sottosegretario della sottosezione del quartiere Stella di Napoli. Mio padre è il disilluso medio ex Pci e che si dichiara di sinistra: ha sostenuto nei primi anni i DS poi il PD fino al nostro tragico 2008, dove votò Veltroni con questo pensiero: “è l’ultima volta che voto questa gente, spero che facciamo bene”. Subito deluso, ha incominciato a votare Rifondazione e la Federazione della Sinistra. Qualche giorno fa, vedendo i sondaggi, ha esclamato un pensiero interessante da cui partirà la mia riflessione: “se vi unite, avremmo una grande forza per incidere nella società”. Quello di mio padre è il pensiero di tanti ex compagni che, in questi anni in cui il PCI si è trasformato in partito della quercia e ora è in un PD pieno di contraddizioni feroci, avvertono il bisogno di unire una sinistra ora frammentata. Essere in primis comunisti, e di conseguenza chiaramente di sinistra, non significa solo chiedere chiarimenti ai nostri dirigenti sulle varie separazioni, poche prettamente politiche, molte per motivi personali e di vendetta verso qualcuno. Non significa ascoltare solamente la nostra base di compagni iscritti, facendo diventare il nostro partito in una sorta di setta di carbonari. Significa anche capire le dinamiche interne dei non iscritti, dei nostri simpatizzanti, degli iscritti di altri partiti. Queste ultime categorie non sanno le nostre dinamiche, anzi, non vogliono saperle. Chi lavora in provincia sa di cosa parlo: durante le campagne elettorali, nei mercati soprattutto, non ci chiedono il perché siamo fuori da uno schieramento, ci dicono: “Ma state con il candidato sindaco \ presidente del centrosinistra? Perché Berlusconi ha proprio rotto!”. Non è totalmente nostra la colpa (se così che vogliamo chiamarla). E’ l’istinto di chi, ancora oggi, non capisce le nostre divisioni e vede nei programmi e nelle idee espresse una convergenza incredibile. Nei sondaggi di opinione politica, In quel 35 percento circa di indecisi e di non votanti ci sono anche compagni, che ci hanno visto andare al governo con una forza grandiosa ma incapace di incidere sulle scelte del secondo governo Prodi. Quella scelta la stiamo pagando ancora. Ma ora la fase di questo paese è un’altra: la disoccupazione raggiunge cifre spaventose, soprattutto quella giovanile; nel 2011 scadranno le casse integrazioni di molte imprese italiane ; abbiamo un Presidente del Consiglio che sputa sulla costituzione e sulle vite dei cittadini ogni giorno; Abbiamo manager e imprenditori come Marchionne cancellano i diritti dei lavoratori; i neofascisti di CasaPound si sono strutturati a vista d’occhio nei nostri territori e potrei continuare all’infinito. La Federazione della Sinistra riesce, nonostante le difficoltà (per esempio l'oscuramento mediatico e la situazione economica), a essere in ogni lotta di questo paese; ma dobbiamo incominciare a capire che da soli non si va da nessuna parte, bisogna tornare all’ originale idea di quel non troppo lontano 1991 e per farlo occorre unire i due partiti principali (PRC + Comunisti Italiani, ndr). Ma anche questo non è sufficiente. Il nostro obiettivo è quello di creare un polo di sinistra alternativa al bipolarismo, che tanto male ha fatto a noi e tanto bene ha fatto alle destre e a Berlusconi. Sono convinto anche che difficilmente possiamo tornare insieme se a ricucire è chi ha strappato. Occorre dunque rinnovare, mettere l’energia che vedo tutti i giorni fra i compagni delle nostre giovanili e unirla con l’esperienza di chi, come mio padre, era felice e triste nello stesso momento quando come insegnante finì un corso serale per operai analfabeti e durante la festa per i diplomi di scuola media di questi lavoratori, uno di loro disse: “senza di voi sarei come un mutilato!”.