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IL 20 GENNAIO TUTTI A ROMA! "ACCOGLIENZA" A SARKOZY, MERKEL E MONTI!

giovedì 24 febbraio 2011

SANDRO PERTINI: LA SUA VITA PER I GIOVANI


Il 24 Febbraio 1990 moriva a Roma Sandro Pertini. Assieme a Enrico Berlinguer, la sua figura è la più amata fra tutte le figure politiche italiane del XX secolo. Per capire perchè cito semplicemente le parole di Indro Montanelli: "Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità". E allora facciamo parlare i fatti. Pertini, come gli altri socialisti, si rifiutò di fare il corso per ufficiali riservato ai diplomati. Giovanissimo, si iscrive a Savona nel Partito Socialista di Turati e diventa nel 1919 Consigliere comunale. Esemplare la sua lotta contro il fascismo. Durante una udienza giudiziaria, rivendicò il proprio operato assumendosi ogni responsabilità e dicendosi disposto a proseguire nella lotta contro il fascismo e per il socialismo e la libertà. Il 4 dicembre 1926 viene mandato al confino per 5 anni, la massima condanna possibile dalle leggi fascistissime. 4 giorni dopo fugge in Francia, raggiunta con un motoscafo. Ritornerà in Italia nel 1929, per riorganizzare il partito socialista clandestinamente. Verrà ripreso nell'Aprile dello stesso anno e con il coraggio che lo ha sempre contraddistinto, si alzò dopo la sentenza di dieci anni e nove mesi, e gridò :"Abbasso il fascismo! viva il socialismo!". In questi dieci anni la sua salute ne risentì: fu carcerato prima nell'Isola di Santo Stefano e poi a Turi, dove divenne amico stretto di Antonio Gramsci, e a Pianosa. la madre presentò domanda di grazia alle autorità. Pertini, non riconoscendo l'autorità fascista e quindi il tribunale che lo aveva condannato, si dissociò pubblicamente dalla domanda di grazia con parole molto dure, sia per la madre che per il presidente del Tribunale Speciale. Fu trasferito poi prima a Ponza poi a Ventotene in un nuovo Confino, con i comunisti Terracini e Secchia. Dopo la notte della Mozione Grandi nel Gran Consiglio Fascista, che decretò la fine di Mussolini nel 1943, fu liberato attraverso un accordo collettivo che avrebbe escluso i comunisti. Pertini si adoperò fino in fondo a far uscire dalle patrie galere anche loro. Fu sua la voce che iniziò l'insurrezione e gli scioperi il 25 Aprile, Fu lui assieme agli altri componenti del CLNAI a trattare la resa, mai avvenuta, di Mussolini. In quello stesso giorno lo incrociò sulle scale del Arcivescovado (anni dopo, scriverà sulle pagine de L'avanti: "Se lo avessi riconosciuto lo avrei abbattuto lì, a colpi di rivoltella"). Nel dopoguerra, piano piano si defilerà dalle scelte del suo partito, che lo portò comunque alla terza carica dello stato per ben due legislature. Nel 1978, con le dimissioni di Giovanni Leoni, e dopo una snervante seduta comune del Parlamento, verrà eletto Presidente della Repubblica. Da questo momento Pertini dimostra di nuovo il suo coraggio e la sua forza morale e politica, che salvò con esse le istituzioni della Repubblica nel periodo del terrorismo e delle stragi di Stato. Verrà infatti chiamato anche "il presidente dei funerali". E' interessante ricordarne uno: quello di Guido Rossa. Pertini chiederà con forza un incontro con un gruppo di operai che comprendeva, secondo le loro convinzioni, le Brigate Rosse. In quella occasione, con forza e durezza, Pertini dirà: "io vengo qui non come Presidente della Repubblica, ma come il compagno Pertini: le vere Brigate Rosse le ho viste, ma combattevano per salvare L'Italia". Fu un presidente che ruppe le prassi per rinnovare la Repubblica e fu duro con i vari governi che si formeranno sotto la sua presidenza, come nel caso del terremoto di Irpinia. Poi come non possiamo ricordare la sua esultanza durante la finale di Coppa del Mondo di calcio in Spagna, le sue battute, la sua schiatezza, e soprattutto il rapporto con le giovani generazioni. E con questo, per le generazioni come la mia, che non hanno vissuto la sua presidenza, ricordiamo parte del suo appello: "I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo". E lui lo è ancora, per tutti noi.

mercoledì 16 febbraio 2011

DA SANREMO, LA POESIA DELL' ATTUALITA'

Sanremo è Sanremo. Come Miss Italia è Miss Italia. Una messa cantata, che da anni non rappresenta l'Italia, con le canzoni che parlano di amore. Ma ieri sera ho visto (e soprattutto ho sentito) una canzone che va oltre il mero significato delle canzonette di oggi. Roberto Vecchioni ha riportato, con il suo stile, con la sua musica, la poesia dell'attualità.

vi lascio con il video e il testo della canzone.



TESTO

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare;
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserton come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero;
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore

lunedì 14 febbraio 2011

TORNA PANTANI! TORNA!


14 Febbraio 2004. Sabato sera. Giorno di anticipi di serie A. Resto in piedi, in salotto, nell’ attesa di vedere il video della partita serale. Da Marco Civoli, allora semplice conduttore di Sabato sport su Raidue, sento le fatidiche parole: “Marco Pantani è morto”. Ho pianto. In pochi istanti mi erano venuti in mente tante cose legate alla sua persona, tanti flashbacks della sua grandiosa carriera, della sua grandiosa vita da atleta. Da prima, il fantastico anno del Pirata. Avevo 10 anni nel 1998: Dopo aver vinto il giro d'Italia, Nel tour de France Pantani si trovava "il Kaiser", Jan Ullrich, da tutti considerato l'erede di Indurain. Nell'ultima tappa di montagna Pantani accusava un ritardo di 3 minuti dal tedesco. A 50 Km dall'arrivo, Il pirata lo staccò; al traguardo Les deux Alpes Pantani si assicurò anche il Tour, giungendo in solitaria con un distacco di quasi 9 minuti! Ma poi arrivò l'anno dello scandalo. All'inizio del Giro, Pantani si fa portavoce della protesta dei suoi colleghi contro le nuove regolamentazioni antidoping, Agli organizzatori non piacque. Era troppo pericoloso, forse, lasciarlo parlare. Il 5 Giugno 1999 a Madonna di Campiglio, il test palesemente falsato (ci sono testimoni). Con quel test non hanno solamente concluso una carriera, ma hanno ucciso l'uomo. Pantani, come dichiarò lui stesso ("Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile"), non si riprenderà più: droga, depressione, il suo animo gentile e nobile che scompare dietro quella accusa infame. Vorrei tanto che fosse ancora vivo. Vorrei che sapesse che ci sono persone che confessano spudoratamente di essere dopati, ma dopo due anni, voilà, puliti. Vorrei che vedesse che un giovane come Riccò, si fa un autoemotrasfusione con una sacca di sangue nel frigo di casa accanto ai formaggi e agli affettati. Ma soprattutto, vorrei che fosse ancora vivo, vorrei averlo vicino a me, vorrei tanto dirgli: "Marco, ti seguo da quando avevo 10 anni, per me sei ancora un mito, mica come questi ragazzi che oggi pensano solo ai soldi!"

mercoledì 9 febbraio 2011

FOIBE: RISULTATO DI 20 ANNI DI FASCISMO ITALIANO


Da un pò di anni, il 10 Febbraio si commemora lo sterminio di Italiani da parte della popolazione slava. Tanti gli eventi, tante le bugie, le dimenticanze, le ipocrisie. Ma dei campi di internati slavi, delle pratiche in cui i fascisti hanno applicato la parola AUSMERZEN, come i nazisti, nessuno ne parla.

Questo evento è stato creato dai fascisti in doppiopetto per mettere sullo stesso piano lo sterminio degli ebrei con la pratica, pur sempre esecrabile, delle foibe. E' per questo che non partecipo nè accetto personalmente le commemorazioni sulle foibe, finchè non verrà raccontata tutta la storia.

Detto questo, metterò il video di un documentario nel quale i reduci slavi dei campi italiani narrano quello che hanno subito.



"Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani" (Benito Mussolini)

lunedì 7 febbraio 2011

APPELLO PER LA RICOSTRUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA: UNA BOIATA PAZZESCA


Ho appreso ieri pomeriggio che 1000 compagni, dentro o vicino all'area della rivista "L'ernesto" e dunque di Rifondazione Comunista, escono da Rifondazione per confluire nel Partito dei Comunisti Italiani, per "ricostruire il partito comunista".

Quello che segue è la risposta del responsabile organizzazione di Rifondazione Comunista, Claudio Grassi (qui il suo blog). La segnalo, perchè condivido ogni parola su questa boiata totalmente populista e senza un progetto chiaro intorno, come in realtà stiamo facendo tutti attraverso la Federazione della Sinistra e non solo:

"Domenica 6 febbraio il manifesto ha ospitato in una pagina a pagamento un appello dal titolo “Ricostruire il Partito Comunista”. In calce all’appello sono state raccolte mille firme. Scorrendo i nomi risulta chiaro che l’iniziativa politica è promossa dai compagni e dalle compagne del Prc che si riconoscono nella rivista de l’ernesto. L’iniziativa, nei suoi contenuti, non è nuova. Circa due anni fa vi fu un tentativo analogo (“Comunisti Uniti”) che raccolse un numero più vasto di firme, ma, come è noto, il tentativo naufragò poiché sorsero divisioni tra chi aveva sottoscritto l’appello stesso.
Come ho avuto modo di scrivere in altre occasioni, un progetto di costruzione di un partito che si basa sulla parola d’ordine dell’unità dei comunisti non ha alcun senso. Tra le varie formazioni e micro-formazioni comuniste italiane vi sono tante e tali differenze di progetto politico e di riferimenti culturali che risulta impensabile metterle assieme.
In effetti l’appello che è uscito domenica non propone più l’unità dei comunisti, ma, di fatto, la confluenza nel Pdci.

Si tratta di un errore politico grave che non aiuta quello che, invece, a mio parere, è diventato un obiettivo non solo giusto, ma praticabile: la riunificazione del Prc col Pdci nell’ambito del progetto di costruzione della Federazione della Sinistra e, più in generale dell’unità a sinistra.
L’appello infatti rinuncia all’obiettivo di unificare i due partiti poiché ne individua uno come più comunista (il Pdci) e ne scarta un altro poiché i firmatari “non ne riconoscono più il fattore propulsivo per la ricostruzione del partito comunista in Italia” ( il Prc). L’esito di questa impresa, qualora andasse avanti, sarebbe a mio giudizio disastroso. Per due motivi.
In primo luogo un progetto unitario dei comunisti che inizia senza il coinvolgimento del partito comunista più grande, anzi organizzando una scissione in esso, non ha alcuna credibilità. E’ vero che in tutti questi anni le scissioni sono state fatte in nome dell’unità! Ma si sono visti anche i risultati! Sarebbe ora di smetterla. La credibilità agli occhi di quei referenti di cui nell’appello si parla – in particolare le lavoratrici e i lavoratori – sarebbe pari a zero! La prima cosa che direbbero sarebbe questa: “già siete ridotti ai minimi termini! Un’altra divisione? Tornate il prossimo giro”.
In secondo luogo non si capisce proprio il senso politico di questa operazione. A oltre 12 anni dalla scissione del Pdci, mai come in questa fase i due partiti si sono riavvicinati e mai come in questa fase è diventato realistico, al punto di essere concretamente realizzabile, la loro riunificazione. Che senso ha oggi, alla vigilia di due congressi – quello del Prc e quello del Pdci (entrambi si terranno nel 2011) che discuteranno anche questo tema della riunificazione - proporre una mini-scissione dal Prc al Pdci? L’esito non può essere che alimentare diffidenza e ostacolare il progetto unitario.
Infine anche il progetto della Federazione della Sinistra ne risulterebbe indebolito. Che credibilità ha un processo federativo nel quale tra i due soggetti principali si organizzano scissioni?
Per queste ragioni penso che l’appello sia sbagliato e che non vada sostenuto.
Per quanto ci riguarda occorre proseguire con ancora maggiore determinazione sugli obiettivi che ci siamo dati.
La costruzione della Federazione della Sinistra, come primo passo verso la riunificazione della sinistra di alternativa in un soggetto politico. Dopo anni di divisioni o riusciamo in questa impresa o non saremo credibili nei confronti di quei movimenti (16 ottobre, scuola, acqua bene comune) che hanno tenuto aperta una speranza di cambiamento.
Dentro al percorso federativo, che dobbiamo tenere sempre aperto anche ad altre forze di sinistra, qualora queste si rendessero disponibili, vanno riunificati - come ho detto al congresso della Federazione della Sinistra – i due partiti comunisti. Non ha più alcun senso che restino divisi, visto che oltre a presentarsi assieme alle elezioni, concordano su tutte le principali iniziative.
Questi sono gli obiettivi che ci farebbero fare passi in avanti. Sono alla nostra portata. Le scissioni tra i comunisti, come si è visto in tutti questi anni hanno prodotto un solo risultato: indebolire i comunisti stessi."

venerdì 4 febbraio 2011

MIO PADRE E NOI: L'UNITA' A SINISTRA


In questi giorni abbiamo ricordato sia la scissione di Livorno del 1921 che la nascita del partito della Rifondazione Comunista, composto da chi in quel non tanto lontano 1991 ha rifiutato la svolta della Bolognina. Parlando con tanti compagni, io non riesco a non citare l’esperienza di mio padre nel Partito Comunista Italiano. Lui era dentro quel partito, anche con responsabilità importanti diventando nella metà degli anni 70 sottosegretario della sottosezione del quartiere Stella di Napoli. Mio padre è il disilluso medio ex Pci e che si dichiara di sinistra: ha sostenuto nei primi anni i DS poi il PD fino al nostro tragico 2008, dove votò Veltroni con questo pensiero: “è l’ultima volta che voto questa gente, spero che facciamo bene”. Subito deluso, ha incominciato a votare Rifondazione e la Federazione della Sinistra. Qualche giorno fa, vedendo i sondaggi, ha esclamato un pensiero interessante da cui partirà la mia riflessione: “se vi unite, avremmo una grande forza per incidere nella società”. Quello di mio padre è il pensiero di tanti ex compagni che, in questi anni in cui il PCI si è trasformato in partito della quercia e ora è in un PD pieno di contraddizioni feroci, avvertono il bisogno di unire una sinistra ora frammentata. Essere in primis comunisti, e di conseguenza chiaramente di sinistra, non significa solo chiedere chiarimenti ai nostri dirigenti sulle varie separazioni, poche prettamente politiche, molte per motivi personali e di vendetta verso qualcuno. Non significa ascoltare solamente la nostra base di compagni iscritti, facendo diventare il nostro partito in una sorta di setta di carbonari. Significa anche capire le dinamiche interne dei non iscritti, dei nostri simpatizzanti, degli iscritti di altri partiti. Queste ultime categorie non sanno le nostre dinamiche, anzi, non vogliono saperle. Chi lavora in provincia sa di cosa parlo: durante le campagne elettorali, nei mercati soprattutto, non ci chiedono il perché siamo fuori da uno schieramento, ci dicono: “Ma state con il candidato sindaco \ presidente del centrosinistra? Perché Berlusconi ha proprio rotto!”. Non è totalmente nostra la colpa (se così che vogliamo chiamarla). E’ l’istinto di chi, ancora oggi, non capisce le nostre divisioni e vede nei programmi e nelle idee espresse una convergenza incredibile. Nei sondaggi di opinione politica, In quel 35 percento circa di indecisi e di non votanti ci sono anche compagni, che ci hanno visto andare al governo con una forza grandiosa ma incapace di incidere sulle scelte del secondo governo Prodi. Quella scelta la stiamo pagando ancora. Ma ora la fase di questo paese è un’altra: la disoccupazione raggiunge cifre spaventose, soprattutto quella giovanile; nel 2011 scadranno le casse integrazioni di molte imprese italiane ; abbiamo un Presidente del Consiglio che sputa sulla costituzione e sulle vite dei cittadini ogni giorno; Abbiamo manager e imprenditori come Marchionne cancellano i diritti dei lavoratori; i neofascisti di CasaPound si sono strutturati a vista d’occhio nei nostri territori e potrei continuare all’infinito. La Federazione della Sinistra riesce, nonostante le difficoltà (per esempio l'oscuramento mediatico e la situazione economica), a essere in ogni lotta di questo paese; ma dobbiamo incominciare a capire che da soli non si va da nessuna parte, bisogna tornare all’ originale idea di quel non troppo lontano 1991 e per farlo occorre unire i due partiti principali (PRC + Comunisti Italiani, ndr). Ma anche questo non è sufficiente. Il nostro obiettivo è quello di creare un polo di sinistra alternativa al bipolarismo, che tanto male ha fatto a noi e tanto bene ha fatto alle destre e a Berlusconi. Sono convinto anche che difficilmente possiamo tornare insieme se a ricucire è chi ha strappato. Occorre dunque rinnovare, mettere l’energia che vedo tutti i giorni fra i compagni delle nostre giovanili e unirla con l’esperienza di chi, come mio padre, era felice e triste nello stesso momento quando come insegnante finì un corso serale per operai analfabeti e durante la festa per i diplomi di scuola media di questi lavoratori, uno di loro disse: “senza di voi sarei come un mutilato!”.