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venerdì 4 febbraio 2011

MIO PADRE E NOI: L'UNITA' A SINISTRA


In questi giorni abbiamo ricordato sia la scissione di Livorno del 1921 che la nascita del partito della Rifondazione Comunista, composto da chi in quel non tanto lontano 1991 ha rifiutato la svolta della Bolognina. Parlando con tanti compagni, io non riesco a non citare l’esperienza di mio padre nel Partito Comunista Italiano. Lui era dentro quel partito, anche con responsabilità importanti diventando nella metà degli anni 70 sottosegretario della sottosezione del quartiere Stella di Napoli. Mio padre è il disilluso medio ex Pci e che si dichiara di sinistra: ha sostenuto nei primi anni i DS poi il PD fino al nostro tragico 2008, dove votò Veltroni con questo pensiero: “è l’ultima volta che voto questa gente, spero che facciamo bene”. Subito deluso, ha incominciato a votare Rifondazione e la Federazione della Sinistra. Qualche giorno fa, vedendo i sondaggi, ha esclamato un pensiero interessante da cui partirà la mia riflessione: “se vi unite, avremmo una grande forza per incidere nella società”. Quello di mio padre è il pensiero di tanti ex compagni che, in questi anni in cui il PCI si è trasformato in partito della quercia e ora è in un PD pieno di contraddizioni feroci, avvertono il bisogno di unire una sinistra ora frammentata. Essere in primis comunisti, e di conseguenza chiaramente di sinistra, non significa solo chiedere chiarimenti ai nostri dirigenti sulle varie separazioni, poche prettamente politiche, molte per motivi personali e di vendetta verso qualcuno. Non significa ascoltare solamente la nostra base di compagni iscritti, facendo diventare il nostro partito in una sorta di setta di carbonari. Significa anche capire le dinamiche interne dei non iscritti, dei nostri simpatizzanti, degli iscritti di altri partiti. Queste ultime categorie non sanno le nostre dinamiche, anzi, non vogliono saperle. Chi lavora in provincia sa di cosa parlo: durante le campagne elettorali, nei mercati soprattutto, non ci chiedono il perché siamo fuori da uno schieramento, ci dicono: “Ma state con il candidato sindaco \ presidente del centrosinistra? Perché Berlusconi ha proprio rotto!”. Non è totalmente nostra la colpa (se così che vogliamo chiamarla). E’ l’istinto di chi, ancora oggi, non capisce le nostre divisioni e vede nei programmi e nelle idee espresse una convergenza incredibile. Nei sondaggi di opinione politica, In quel 35 percento circa di indecisi e di non votanti ci sono anche compagni, che ci hanno visto andare al governo con una forza grandiosa ma incapace di incidere sulle scelte del secondo governo Prodi. Quella scelta la stiamo pagando ancora. Ma ora la fase di questo paese è un’altra: la disoccupazione raggiunge cifre spaventose, soprattutto quella giovanile; nel 2011 scadranno le casse integrazioni di molte imprese italiane ; abbiamo un Presidente del Consiglio che sputa sulla costituzione e sulle vite dei cittadini ogni giorno; Abbiamo manager e imprenditori come Marchionne cancellano i diritti dei lavoratori; i neofascisti di CasaPound si sono strutturati a vista d’occhio nei nostri territori e potrei continuare all’infinito. La Federazione della Sinistra riesce, nonostante le difficoltà (per esempio l'oscuramento mediatico e la situazione economica), a essere in ogni lotta di questo paese; ma dobbiamo incominciare a capire che da soli non si va da nessuna parte, bisogna tornare all’ originale idea di quel non troppo lontano 1991 e per farlo occorre unire i due partiti principali (PRC + Comunisti Italiani, ndr). Ma anche questo non è sufficiente. Il nostro obiettivo è quello di creare un polo di sinistra alternativa al bipolarismo, che tanto male ha fatto a noi e tanto bene ha fatto alle destre e a Berlusconi. Sono convinto anche che difficilmente possiamo tornare insieme se a ricucire è chi ha strappato. Occorre dunque rinnovare, mettere l’energia che vedo tutti i giorni fra i compagni delle nostre giovanili e unirla con l’esperienza di chi, come mio padre, era felice e triste nello stesso momento quando come insegnante finì un corso serale per operai analfabeti e durante la festa per i diplomi di scuola media di questi lavoratori, uno di loro disse: “senza di voi sarei come un mutilato!”.

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