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lunedì 14 febbraio 2011

TORNA PANTANI! TORNA!


14 Febbraio 2004. Sabato sera. Giorno di anticipi di serie A. Resto in piedi, in salotto, nell’ attesa di vedere il video della partita serale. Da Marco Civoli, allora semplice conduttore di Sabato sport su Raidue, sento le fatidiche parole: “Marco Pantani è morto”. Ho pianto. In pochi istanti mi erano venuti in mente tante cose legate alla sua persona, tanti flashbacks della sua grandiosa carriera, della sua grandiosa vita da atleta. Da prima, il fantastico anno del Pirata. Avevo 10 anni nel 1998: Dopo aver vinto il giro d'Italia, Nel tour de France Pantani si trovava "il Kaiser", Jan Ullrich, da tutti considerato l'erede di Indurain. Nell'ultima tappa di montagna Pantani accusava un ritardo di 3 minuti dal tedesco. A 50 Km dall'arrivo, Il pirata lo staccò; al traguardo Les deux Alpes Pantani si assicurò anche il Tour, giungendo in solitaria con un distacco di quasi 9 minuti! Ma poi arrivò l'anno dello scandalo. All'inizio del Giro, Pantani si fa portavoce della protesta dei suoi colleghi contro le nuove regolamentazioni antidoping, Agli organizzatori non piacque. Era troppo pericoloso, forse, lasciarlo parlare. Il 5 Giugno 1999 a Madonna di Campiglio, il test palesemente falsato (ci sono testimoni). Con quel test non hanno solamente concluso una carriera, ma hanno ucciso l'uomo. Pantani, come dichiarò lui stesso ("Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile"), non si riprenderà più: droga, depressione, il suo animo gentile e nobile che scompare dietro quella accusa infame. Vorrei tanto che fosse ancora vivo. Vorrei che sapesse che ci sono persone che confessano spudoratamente di essere dopati, ma dopo due anni, voilà, puliti. Vorrei che vedesse che un giovane come Riccò, si fa un autoemotrasfusione con una sacca di sangue nel frigo di casa accanto ai formaggi e agli affettati. Ma soprattutto, vorrei che fosse ancora vivo, vorrei averlo vicino a me, vorrei tanto dirgli: "Marco, ti seguo da quando avevo 10 anni, per me sei ancora un mito, mica come questi ragazzi che oggi pensano solo ai soldi!"

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